Il grissino è sicuramente uno dei prodotti torinesi più consumati e rinomati. Il suo nome deriva dal piemontese “grissia” o “gherssa”: il pane, un tempo a forma allungata e stretta, usato in tutto il Piemonte, simile all'attuale baguette francese. Esasperando la forma allungata del pane e assottigliandola sempre più è nato il grissino.
Ma come nasce questo prodotto tipico così gradito a tanti? La sua storia è un alternarsi tra leggenda e realtà, ma non vi sono dubbi sulla sua nascita nobiliare, all'interno delle residenze della corte sabauda.
Tradizionalmente la sua nascita si fa risalire al 1679, quando il fornaio di corte Antonio Brunero, sotto le indicazioni del medico lanzese Teobaldo Pecchio, inventò questo alimento per poter nutrire il futuro Vittorio Amedeo II, di salute cagionevole ed incapace di digerire la mollica del pane.

Come le belle favole impongono, il Duca guari cibandosi di questo pane. Il suo fisico migliorò e Vittorio Amedeo Il diventato primo Re Sabaudo nel 1713, poté dedicarsi con tranquillità e salute a tutti i suoi divertimenti preferiti. Il sovrano era solito recarsi alla sua residenza di Venaria portando sul suo cavallo una "cesta" di grissini.
Ancora oggi si dice che il suo fantasma vaghi per le stanze dello stesso castello, conducendo con una mano il cavallo e brandendo con l'altra un grissino incandescente.


Il popolo seguì ben presto le abitudini ormai consolidate a corte e questo fece sì che il grissino non ebbe difficoltà nel diffondersi a Torino e nei dintorni divenendo un alimento insostituibile del mangiare giornaliero.
Il valore assunto negli anni delle guerre d'indipendenza italiane dai grissini per i torinesi si ricava anche scavando sotto l'obelisco dedicato a Siccardi in Piazza Savoia a Torino sul quale è incisa la data del 1853 e alla base del quale è stata sepolta una cassetta di grissini, insieme a
alcune copie del giornale "La Gazzetta del Popolo", monete, semi di riso, e una bottiglia di Barbera, come simboli del livello di civiltà raggiunto dai Piemontesi.
Il successo dei grissini fu particolarmente rapido, sia per la maggiore digeribilità rispetto al pane comune, sia per la possibilità di essere conservato anche per diverse settimane senza alcun deterioramento. Il nome deriva da quello della gherssa, il classico pane piemontese, di forma allungata.

L'unica altra forma di grissino tradizionale e tutelata è il Grissino Stirato. Di invenzione più recente rispetto al robatà, si distingue da questi in quanto la pasta, invece che essere lavorata per arrotolamento, viene allungata tendendola dai lembi per la lunghezza delle braccia del panificatore, il che conferisce maggiore friabilità al prodotto finale.
È caratterizzato da un colore dorato, da un aroma fragrante e da un sapore delicato, estremamente friabile, croccante ed è vuoto all'interno. Gli ingredienti sono farina di frumento, acqua, lievito naturale e sale. Soprattutto questo tipo di lavorazione permise la produzione meccanizzata già a partire dal XVIII secolo e la sua affermazione sulle tavole di tutta Italia.
Entrambe le tipologie di grissino fanno parte dei prodotti PAT, Prodotti Agro-alimentari Tradizionali, istituiti dalla Regione Piemonte.
Ne esistono anche diversi tipi aromatizzati (all'origano, al sesamo, al cumino, ecc.). Inoltre, nel 2010 è sorta, a Gassino, nei pressi di Torino, l'Associazione Amici Sagra del Grissino che organizza ogni anno, la terza settimana di maggio la Sagra del Grissino.
Fonti:
http://www.saporidelpiemonte.it/prodotti/paste/41.htm
http://www.bio-eko.it/ita/grissino.html
http://www.google.it/search?q=storia+del+grissino&hl=it&prmd=ivns&tbs=tl:1&tbo=u&ei=GebtTb_OHsrTsgbwr8j8Aw&sa=X&oi=timeline_result&ct=title&resnum=11&ved=0CHEQ5wIwCg&biw=1280&bih=666
http://www.sagradelgrissino.it/notizie/
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